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IL LEGNO DEGLI STRADIVARI

IL LEGNO DEGLI STRADIVARI

Svelati i segreti dall’imprenditore Fabio Ognibeni

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Interessante serata organizzata da Luciano Del Rio, giovedì 18 febbraio scorso, che ha invitato l’imprenditore Fabio Ognibeni, titolare di una delle quattro aziende al mondo che producono tavole armoniche e catene per strumenti musicali, pianoforti e violini in particolare.
Il piacevole oratore ci ha raccontato di questa particolarissima produzione regalandoci una serie di informazioni che erano praticamente per tutti delle assolute novità.
Poche sono le località dove vengono selezionate le piante per produrre questi pregiati pezzi di strumenti musicali, ma le migliori in assoluto sono considerate quelle della Val di Fiemme e, in particolare, del Bosco di Paneveggio, abeti rossi che crescono ad alta quota e con un’esposizione a nord poco soleggiata e poco ventilata.
La differenza, infatti, è data proprio dal sito geografico (in questo caso i boschi in prossimità del Passo Rolle nella Catena del Lagorai) dove è indispensabile che faccia molto freddo per la maggior parte dell’anno affinché che le piante siano “sveglie” ed attive nella crescita solo pochi mesi all’anno. Le piante adatte al taglio per avere un buon “legno di risonanza” hanno intorno ai 150 anni d’età e sono rigidamente selezionate dai produttori, come appunto il signor Ognibeni.
La selezione è ferrea e la scelta porta ad individuare tre-quattro alberi su mille ad ogni taglio, che deve essere rigorosamente effettuato in autunno e non in primavera-estate. Questo perché il clima permette che la pianta possa permanere nei boschi o in cataste all’aperto senza essere attaccata dall’umidità, maggiormente presente in primavera ed estate e complice del proliferare di muffe e funghi.
Gli abeti del Bosco di Paneveggio, pur di età considerevole, al contrario dei cugini che crescono a quote più basse o in versanti assolati, rimangono con un diametro di 30/40 centimetri al massimo, perché appunto la loro crescita, in ogni anno passato, si è limitata ai pochi mesi estivi.
Questo permette di avere alberi compatti, con anelli di crescita molto piccoli e ravvicinati. Inoltre si tratta di piante cresciute “indisturbate”, non hanno cioè dovuto difendersi dal vento che, per una concomitanza di cause, avrebbe potuto creare delle diverse densità nello stesso corpo legnoso, far crescere i fusti storti o creare altre anomalie che non le avrebbero rese adatte allo scopo.
Una volta abbattute le piante vengono poi portate a valle e quindi segate in tavole.
Dopo una nuova selezione, necessaria per individuare eventuali difetti prima non riscontrati, per dividere le tavole destinate ai pianoforti da quelle per liuteria ed una lunga stagionatura all’aperto sotto il riparo di tettoie, iniziano quindi le lavorazioni in stabilimento.
Si creano le tavolette scartando tutte le parti che non ritenute idonee, e, rigorosamente a mano e con uno scrupoloso controllo, le stesse vengono suddivise a secondo delle qualità e delle caratteristiche, onde poter accontentare la difficile ed esigente clientela dei liutai che arriva da tutto il mondo.
Diverso per le tavole armoniche dei pianoforti: non vengono preparate come quelle per i violini, bensì costruite solo su commissione ed in base alle sagome fornite dalle aziende acquirenti.
Le tavolette vengono assemblate ed accoppiate con criteri di omogeneità (stessa densità e stessa elasticità) e quindi, rigorosamente a mano con metodologie antiche e tramandate nei secoli, incollate.
Dopo un adeguato “riposo” le tavole vengono poi tagliate a seconda della sagoma richiesta (e del tipo di strumento a cui sono destinate) e marchiate a fuoco con l’origine, l’anno di lavorazione ed un numero di matricola.
Analoga lavorazione per le catene, o come spesso vengono definite le costole, che serviranno sempre per la costruzione dei pianoforti e dei violini con funzioni elastico-meccanico che aumentano la resistenza delle stesse tavole armoniche.
Infine, dopo l’illustrazione di alcuni dati economici e commerciali, il relatore ha brevemente illustrato il “Progetto Opere Sonore” per la realizzazione di nuove forme di “casse” atte alla diffusione della musica e realizzate con legno armonico della Val di Fiemme nelle più svariate forme e dimensioni. La ricerca, anche con l’ausilio di partner esterni, si è concentrata sul capire cosa cambia sul piano musicale con la modifica della forma e delle dimensione del nuovo tipo di “cassa”.
La diffusione di musiche prodotte proprio grazie all’ausilio di uno di questi nuovi prototipi ha fatto comprendere il senso di quanto l’esperto relatore intendeva spiegare.
Che dire se non: “una serata davvero interessante sull’ennesima eccellenza italiana”.

Lorenzo Ferretti Garsi