News

Un viaggio nel Novecento (e altre riflessioni)

Un viaggio nel Novecento (e altre riflessioni)

La visita al Museo Nicolis a Villafranca di Verona e la visita guidata al centro storico di Valeggio e di Borghetto nella testimonianza del nostro Socio professor Francesco Fornaciari il quale descrivere la giornata trascorsa in amicizia rotariana e propone una riflessione sul “modello italiano” che ha reso grande il Paese

Due dicembre, inizio della gita con una breve sosta a Villafranca di Verona, presso lo storico Caffè Fantoni, per la colazione e per gustare le tipiche sfogliatine.
Il vero viaggio però comincia…all’arrivo, poco dopo, al Museo Nicolis, una splendida struttura moderna in vetro e metallo creata nel 2000 per ospitare le collezioni, costituite da centinaia di automobili, moto, biciclette, macchine fotografiche e per scrivere, strumenti musicali, aerei. Un museo che vuole condividere un’esposizione unica al mondo di collezioni relative al motorismo storico e all’ingegno umano e che, come “impresa culturale”, offre eccellenza, professionalità e passione.
museoUn vero e proprio viaggio nel ‘900, guidati da Filippo Simoncelli, uno dei dirigenti del Museo che è stato fondato da Luciano Nicolis, imprenditore veronese, recentemente scomparso, titolare della Lamacart, azienda leader europea nel recupero della carta da macero.
Proprio nella sua attività, dove Luciano giovanissimo aveva affiancato il padre, percorrendo le strade del veronese in bicicletta per recuperare e rigenerare i sacchi del cemento, aveva sviluppato la passione della meccanica, iniziando a raccogliere anche parte di quello che sarebbe poi diventata la sua collezione.
Come ci racconta Filippo, all’inizio della sua completa ed appassionata descrizione, Luciano Nicolis che amava fare da guida ai visitatori; diceva anche: “noi non siamo i proprietari di tutto questo, ne siamo i custodi per il futuro…” Ed è questo lo spirito che anima la visita a questa meravigliosa collezione, dove certo le auto sono la parte più suggestiva e più facilmente apprezzabile, ma le chiavi di lettura di questo particolare museo sono varie, perché se questi meravigliosi veicoli sono conservati in uno stato eccellente (e tutte funzionanti, tanto da poter prendere parte a manifestazioni come la Mille Miglia) il significato dell’esposizione non è solo quello di una storia del motorismo nazionale, ma è soprattutto un percorso attraverso la corsa alla modernizzazione che ha segnato la nostra storia. In particolare, proprio nel settore delle auto, possiamo renderci conto, come ci ha illustrato la nostra guida, di come nel nostro paese, anche in momenti in cui per vari aspetti non era certo all’avanguardia, nel settore delle auto, in particolare per quelle di lusso, non avevamo nulla da invidiare a nessuno, sia dal punto di vista tecnico, sia per l’eleganza e la raffinatezza delle realizzazioni dei nostri costruttori e carrozzieri. Per questo motivo nella raccolta delle auto, sono privilegiate le vetture italiane, poste anche a confronto con le contemporanee realizzazioni estere; si possono così ammirare la monumentale Isotta Fraschini 8 cilindri, carrozzata da Castagna nel 1929 e recuperata da Nicolis in Pennsylvania, i cui interni sono un sofisticato salotto ricco di cristalli, argenti e radica, con eleganti tappezzerie damascate (perfettamente ricostruite in un restauro durato 15 anni) o la Alfa Romeo “6C 1750 GTC” – 1931, con verniciatura “madreperlata” ottenuta mescolando alla vernice polvere di madreperla di conchiglie sminuzzate. In particolare poi, a quei tempi, le Alfa Romeo erano talmente superiori alle altre auto nelle gare, che i regolamenti venivano spesso cambiati per cercare di metterle in difficoltà, ma con nuove soluzioni tecniche, queste riuscivano a vincere ugualmente.
museo nicolisNon è possibile citare le tante auto presenti, a cui andrebbe dedicato un discorso per ognuna, ma la riflessione che sorge spontanea è che cosa l’industria italiana avrebbe potuto produrre se il paese non fosse stato trascinato in dissennate e folli avventure belliche. Ma ciò nonostante, anche nel dopoguerra, nella ripresa collegata al cosiddetto miracolo economico, le nostre auto di maggior pregio, Lancia per l’eleganza ed Alfa per le prestazioni, e in seguito Ferrari, Maserati e modelli elaborati dai nostri carrozzieri, rimasero a lungo le più eleganti ed ambite auto sul mercato.
Varrebbe forse la pena che i nostri attuali amministratori pubblici, che vediamo sfrecciare ancora su auto blu prodotte in Germania, facessero una qualche riflessione sui tanti errori fatti nei confronti delle auto italiane, vuoi per favorire un’unica marca nazionale, vuoi per demagogia, penalizzando le auto più potenti, e reiterando poi anche recentemente con un’assurda tassazione sulla potenza e un atteggiamento inquisitorio nei confronti dei possessori di auto di lusso o mantenendo tasse sui carburanti che risalgono anche alle guerre dell’epoca fascista.
Lo stesso discorso tecnico e storico, continua poi ai piani superiori, dedicati alle biciclette e motociclette con un percorso che ci porta dai primi velocipedi alle moderne bici da corsa, passando per tali e tante geniali soluzioni tecniche da lasciarci veramente stupiti.
Passione, sapienza e talento di costruttori artigiani si trovano poi anche raccolti nelle sezioni che il Museo Nicolis dedica alla musica,
dai primi dittafoni che incidevano su bobine di cera, agli organetti a manovella, agli aerofoni a tastiera, agli strumenti a fiato, o in quelle dedicate alla fotografia (con oltre quattrocento apparecchi e relativi accessori) e alle macchine da scrivere.
Purtroppo però il tempo è tiranno e la visita volge al termine; è ora di dirigersi a Borghetto sul Mincio dove, seduti a tavola in un accogliente ristorante locale, degusteremo alcune specialità veronesi per poi, nel pomeriggio visitare le bellezze di uno dei più bei borghi italiani, non solo le antiche case del paese, ma anche il ponte Visconteo e la fortezza che lo sovrasta.
nicolisIn conclusione quindi consentitemi un’ultima riflessione che deriva da quello che abbiamo visto sia al museo, nella realizzazione del sogno di un imprenditore che ha raccolto, o meglio recuperato, delle pregevoli opere dell’ingegno umano e in particolare italiano, sia nella visita delle bellezze di Borghetto: esiste un Paese, l’Italia, pieno di capacità ed energie, un paese capace di uscire sempre più bello e forte dalle crisi che ha attraversato, un paese che, se riesce a liberarsi dalla pastoie della burocrazia e dalla cattiva gestione può ancora una volta farcela, anche ricercando un “modello italiano” fatto di arte, bellezza e spirito di iniziativa.

 

Francesco Fornaciari