La lezione sui giovani del Camerlengo Monsignor Francesco Rosso
Mons Francesco Rosso camerlengo del capitolo della Basilica di San Pietro in Roma, ospite d’eccezione del
Rotary di Reggio Emilia giovedì 27 ottobre con una folta presenza di soci..
Mons. Rosso, don Checco per i tanti amici in giro per l’Italia, ha radici genovesi, sardo di nascita e romano d’oltre Tevere da tantissimi anni. Di ognuna di queste sue provenienze porta qualche aspetto: garbato ma diretto come i genovesi, riflessivo ma fermo come i sardi, generoso e aperto al prossimo come non puoi non essere se vivi Oltretevere. Insomma, un bravo Pastore che da tanti anni è riferimento non solo spirituale per molti giovani italiani di MCL e per tutta la cooperazione italiana di ispirazione cattolica.
Il tema su cui ci ha intrattenuti non poteva che essere quello dei giovani, delle loro aspettative e del loro impegno, argomenti che sta trattando in molti incontri In Italia e non – l’ultimo di pochi giorni prima all’Università di Amman ‐ in preparazione del Sinodo del 2018 che sarà incentrato appunto sui giovani e sul discernimento vocazionale che riguarda non solo i credenti.
Facendo riferimento agli incontri avuti ad Amman è scaturita la sua prima forte affermazione: per dialogare con i giovani serve una forte responsabilizzazione reciproca. Bisogna far loro capire che “ci interessano” ma che devono anche “interessarsi”, che non si costruisce escludendo e che la loro vita, la loro crescita, il loro cammino è un impegno di condivisione che deve stare all’interno di un felice raccordo tra giovani e meno giovani. Il mondo per crescere ha bisogno di tutti.
Ha poi affermato che c’è una retorica giovanilistica dove si parla di tutto ma non si offre concretezza e cioè i veri motivi per i quali impegnarsi. I giovani sono sempre più spesso i nuovi poveri, e non solo
economicamente, ma anche di valori esistenziali; giovani troppo spesso orfani perché figli di genitori
assenti, o figli di genitori rifiutati. C’è necessità di un necessario accompagnamento affettivo. Giovani con instabilità esistenziale, insicurezze, difficoltà nel rapportarsi col mondo. Giovani che necessitano di un accompagnamento, di qualcuno ‐ l’immagine di Emmaus ‐ che cammina invisibile ed in silenzio al loro fianco senza fare paternalistico.
Ha concluso dicendo che “siamo tutti figli di una società che deve ringiovanire, che deve parlare di meno e saper ascoltare. Solo così potremo ricostruire un corretto rapporto fra generazioni e dare davvero
opportunità ai giovani”
Giuliano Tagliavini