L’Emilia Romagna è al quarto posto a livello nazionale nella raccolta fondi per il sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Tra i mecenati molte aziende, ma anche tantissimi privati
Se, come ha affermato il vicesindaco del Comune di Reggio Emilia Matteo Sassi, “l’arte e la cultura devono essere la chiave di sviluppo e di benessere del Paese”, è altrettanto vero che “il beneficio fiscale Art bonus rappresenta davvero uno strumento strategico per sopperire alla ristrettezza di fondi pubblici da parte degli Enti locali” ha sottolineato il presidente della Provincia Giammaria Manghi.
Con queste parole dei rappresentanti istituzionali si è aperto ieri, presso l’Auditorium Credem a Reggio Emilia, l’interessante incontro dedicato al provvedimento previsto dalla Legge di stabilità 2016 che ha reso permanente il riconoscimento di un credito d’imposta pari al 65% dell’importo donato per chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano.
“Uno strumento di scelta e di responsabilità perché il futuro del nostro patrimonio storico e culturale è determinato anche dalle scelte di ognuno di noi” ha detto Daniela Spallanzani, presidente del Rotary Club Reggio Emilia che ha organizzato il convegno insieme al Rotary Club Reggio Emilia Val di Secchia, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
“Art bonus è uno strumento di politica culturale che sta facendo riscoprire ai cittadini il senso della partecipazione, creando un meccanismo virtuoso di cui si sentono parte attiva per indirizzare lo Stato nelle gestione delle proprie tasse” ha spiegato alla platea l’ingegner Carolina Botti, direttore centrale di Ales (Arte Lavoro e Servizi S.p.A.), la società in house del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che ne detiene il 100% del pacchetto azionario, impegnata da oltre quindici anni in attività di supporto alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano. “Anche per le aziende, Art bonus è uno strumento di responsabilità sociale che restituisce un ritorno di immagine e di valore quasi superiore a quello riscontrato dalle consuete sponsorizzazioni. Si tratta quindi di un beneficio per tutti – ha continuato l’ingegner Botti – di cui l’Emilia Romagna ha compreso pienamente il valore dal momento che è la quarta regione a livello nazionale nella raccolta di fondi”.
Sensibilità confermata anche dall’architetto Mauro Severi, che ha ricordato come “soltanto a Reggio Emilia molte e importanti operazioni di recupero, riqualificazione e restauro sono avvenute senza bisogno di leggi speciali, ma solo grazie alla volontà di cittadini privati ed degli Enti pubblici locali”. E nel suo ruolo di presidente di Unindustria Reggio Emilia, Severi ha sottolineato che “investire sulla cultura e sul recupero del patrimonio architettonico contribuirebbe a risolvere anche una serie di problemi, particolarmente avvertiti nel nostro territorio, legati alla crisi della filiera dell’edilizia”.
Il dottor Luigi Malnati, soprintendente di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città Metropolitana di Bologna e le Provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, ha quindi rilevato la necessità di “adeguare il codice civile alle attuali necessità, attraverso la reintroduzione di quei principi liberali che definiscono esattamente quale è il ruolo del soggetto pubblico e del privato per garantire la miglior tutela e conservazione del patrimonio pubblico”.
In sala molti imprenditori, architetti, commercialisti e amministratori pubblici tra cui il sindaco di Scandiano Alessio Mammi, di Vezzano Mauro Bigi e di Reggiolo Roberto Angeli, oltre al direttore dei Musei Civici di Reggio Emilia Elisabetta Farioli e al responsabile delle collezioni archeologiche Roberto Macellari.