“Questo logo che ho progettato è un logo di tipo “iconico”, cioè che si esprime attraverso un’immagine; immagine che tende a veicolare un significato, un concetto. E tutto sommato non è molto differente da un’operazione artistica, pertanto il mio approccio nella progettazione è stato quello che utilizzo nella progettazione di un’opera a tutti gli effetti.
In questa immagine si evidenzia innanzitutto un mosaico di cieli che formano uno schema astratto.
Figura che è entrata a far parte del mio codice espressivo essendo parte di miei recenti lavori.
L’ho progettato ispirandomi alla forma di un ideogramma il cui significato è: UNIONE, ARMONIA, AMORE.
Al centro del mosaico ho collocato con la trasparenza di un velo, l’immagine della donna e del bambino, costituita da una rappresentazione grafica tratta da un affresco commissionato per i reggiani nel 1569, dipinto da Giovanni Bianchi, ispirato ad un disegno del suo maestro, il più a tutti noto Lelio Orsi. Affresco che rappresenta la “Madonna di Reggio”, ovvero la “Madonna della Ghiara”.
Ho tolto tutti gli elementi del dipinto che stanno intorno alle due figure e questa operazione è da leggere non solo come una sintesi grafica, ma iconografica: azione simbolo tesa ad isolare le due figure per evidenziarne l’aspetto umano. Figure fortemente evocative per l’espressività dei corpi e delle loro dinamiche e che a mio avviso riportano alla mente l’“IDEA” in senso platonico del rapporto di UNIONE, ARMONIA ed AMORE che vi è fra la donna ed il bambino.
Il mosaico di cieli ispirato all’ideogramma racchiude le due figure in una forma che ricorda le forme stilizzate di una casa, di un edificio, e segue nelle sue linee ortogonali le stesse linee del dipinto.
La casa è simbolo di UNIONE, di PROTEZIONE”, quindi “la casa della donna e del bambino” diventa metafora di ciò che sarà il progetto dell’edificio che li ospiterà, ovvero il nuovo ospedale.
Il cielo del mosaico è il cielo sopra tutti noi, perché siamo tutti sotto lo stesso cielo“
Con queste parole l’artista Angelo Davoli (1960 -2014) illustrava l’opera che aveva creato su richiesta di Deanna Ferretti Veroni, Presidente della Onlus Cura.Re, opera che sarebbe diventata il “logo” della Onlus; nelle intenzioni della Presidente infatti non c’era l’idea di avere un segno grafico, un marchio commerciale ma qualcosa di più profondo, di unico. Di qui la richiesta (inconsueta ma sicuramente unica) avanzata non ad una agenzia di comunicazione ma ad un artista. Davoli accettò “la sfida” di buon grado nell’intento di donare il proprio contributo a questo grande progetto di servizio alla collettività.
E nel novembre del 2011 Angelo Davoli iniziò la progettazione. Fin da subito nelle intenzioni
di Davoli ci fu l’idea di connotare fortemente l’appartenenza alla città dell’opera che avrebbe rappresentato l’ospedale della Donna e del Bambino (era definito così temporaneamente l’attuale progetto MIRE) e decise che mai come l’icona della Madonna della Ghiara poteva prestarsi a tale scopo.
Successivamente, Davoli e Deanna Ferretti optarono per una modifica al progetto originale. Angelo Davoli allestì così un set fotografico e ricercò una modella con determinate caratteristiche fisiche ma che fosse anche madre di un piccolo che sarebbe stato fotografato con lei: per l’artista era necessaria la complicità ed il contatto visivo profondo che solo una madre può avere con il proprio bambino. Ne scelse gli abiti, l’ambientazione e le pose e nei circa cento scatti che fece Davoli cercò di ricreare la stessa “figura” alla base della sua idea, quella che più si avvicinava alla Madonna della Ghiara, al progetto che aveva ideato fin dal primo momento.
Successivamente, nella nuova elaborazione grafica Angelo Davoli fece inserire nell’immagine, in modo apparentemente invisibile (solo pochi ne sono a conoscenza), le sigle QGA (Quem Genuit Adoravit, frase di un’antica percezione cristiana, letteralmente “adorò Colui che aveva generato”, devozione che a Reggio Emilia divenne ancora più fervida alla fine del sec. XVI, con i miracoli della Madonna della Ghiara).
Angelo Davoli intitolò la sua opera donata alla Onlus Cura.RE: Quanto Generoso Amore, tecnica mista, anno 2012.
Il video ad inizio articolo mostra un breve ma intenso video in cui l’artista descrive in prima persona il suo progetto.
A cura di
Cristina Bolognesi